il balsamo della disillusione

Il soggetto che voglia davvero sapere chi è dovrebbe trasformarsi in un incessante, fanatico collezionista di disillusioni e la raccolta di esperienze deludenti dovrebbe rappresentare per lui una vera mania, la mania determinante della sua vita perchè allora avrebbe chiaro davanti agli occhi che la disillusione non è un veleno che brucia e distrugge, bensì un fresco balsamo lenitivo che ci apre gli occhi sui veri contorni di noi stessi.

lisboa, scale. 10.8.2007

E non dovrebbe importargli solo delle disillusioni che hanno a che vedere con gli altri o con le circostanze. Una volta che si scopra la disillusione come filo conduttore che conduce a noi stessi, si diventa avidi di sperimentare in quale ampia misura si è delusi da se stessi: delusi dalla propria mancanza di coraggio, dalla mancanza di sincerità, o dai limiti terribilmente angusti assegnati alle proprie facoltà del sentire, dell’agire e del dire. Che cosa infatti ci eravamo aspettati da noi, in che cosa avevamo sperato? Che fossimo senza limiti o del tutto diversi da quello che siamo?
Riducendo le proprie aspettative, si potrebbe nutrire la speranza di diventare più realistici; di limitarsi, per un processo di contrazione, a un nucleo solido e certo, diventando così immuni dal dolore della disillusione. Ma cosa vorrebbe dire una vita che si vietasse ogni aspettativa di ampio respiro, ogni sconfinatezza, una vita in cui vi fossero solo aspettative banali come quella che arrivi l’autobus?

di Amedeu Ignacio Almeida Prado.
personaggio creato da Pascal Mercier,
in "Treno di notte per Lisbona" (2006).
Mondadori, pg. 228.

in realtà il libro non è un granchè, speravo meglio.

zaiteself

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