Aggressione fascista

COMUNICATO:

Sabato 9 giugno 2007, nel cortile del C.P.G. (Centro per il Protagonismo Giovanile) di Melzo, spazio comunale di aggregazione giovanile, durante lo svolgimento di un festival musicale sono sopraggiunti undici giovani skinheads.

Per tutta la serata i componenti del gruppo hanno continuato ad avere comportamenti aggressivi nei confronti dei presenti con atteggiamenti e slogan che ne hanno svelato l’appartenenza ad una sottocultura di matrice neofascista. Le provocazioni sono state contenute dagli operatori del centro fino al termine del concerto quando un ragazzo del gruppo ha strappato i manifesti dell’iniziativa attaccati all’esterno del C.P.G.. Quando Davide, volontario del Servizio Civile che lavora al Centro, l’ha invitato a smettere, il giovane neo-fascista l’ha ripetutamente accoltellato colpendolo al volto ed all’addome mentre il resto del gruppo lo sosteneva.

Gli aggressori sono fuggiti mentre Davide è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale. Per diverse ore amici e genitori sono stati in apprensione per la vita del ragazzo messa a repentaglio dalle gravi ferite riportate.

La prognosi riservata è stata sciolta solamente in prima mattinata, quando i medici hanno comunicato che Davide, fortunatamente, non aveva riportato lesioni a organi interni.

I responsabili dell’atto sono stati individuati e fermati dai carabinieri.



A vent’anni Davide ha rischiato di morire per un gesto assurdo.

Episodi di questo tipo, che vedono come protagonisti giovani e giovanissimi attratti dall’ideologia neo-fascista, stanno prendendo piede in modo preoccupante.

Vogliamo denunciare con forza l’ennesimo episodio di violenza frutto di idee che spingono all’odio e all’intolleranza.

A Davide e ai suoi familiari va la nostra solidarietà.

Invitiamo le realtà presenti sul territorio e la società civile a costruire insieme un percorso comune di riflessione e azione perché episodi di questo tipo non si ripetano più.



CSA Baraonda

via Amendola 1, Rovagnasco di Segrate (MI)

segue una narrazione dei fatti del 9 scritta da un amico di davide.

Davide è volontario del Servizio Civile e sta lavorando presso il Centro per il Protagonismo Giovanile di Melzo dove è in corso un festival musicale rivolto ai giovani del territorio.
Si presentano in una dozzina. Divisa d’ordinanza da Skinheads: teste rasate, anfibi, bretelle. Ragazzi sui venti, venticinque anni. Si fanno notare presto. Esagerano nel bere, esagerano nel pogare tra loro, tanto che a metà serata uno di loro finisce al pronto soccorso con uno zigomo gonfio. Insultano i gruppi che suonano e lanciano tra i piedi del giovanissimo pubblico provocazioni che nessuno raccoglie. Si rivelano per quello che sembrano: fascisti, fascistoidi, fascistelli di provincia come ce ne sono tanti. Probabilmente non eccessivamente organizzati o politicizzati, ma aggressivi e ben piazzati. Gli operatori del Centro li marcano stretti. Pensando di riuscire a gestire la situazione, cercano di contenerne le intemperanze mentre invitano gli altri presenti a tenersi alla larga, a non accettare la sfida. Fino a fine concerto va tutto bene. Ma basta che Davide osi riprenderne uno che sta strappando i manifesti dell’iniziativa per ottenere il pretesto cercato. Un brevissimo diverbio e poi lo skin estrae un coltello e colpisce ripetutamente, al viso e al corpo, mentre i suoi compari se la ridono. Accade tutto in un attimo. Nel parapiglia che si scatena il gruppo si dilegua. Nel corso della notte molti dei suoi accoliti, aggressore compreso, verranno individuati, identificati e fermati.
Davide resta in piedi, attonito, mentre va ricoprendosi del sangue che zampilla dalla profonda e lunghissima ferita al volto. Sarà solo uno dei carabinieri intervenuti di lì a poco, al seguito dell’ambulanza, che si accorgerà del taglio sull’addome.
Al pronto soccorso sono ore di angoscia per i familiari e gli amici intervenuti.
Davide è operato d’urgenza e la prognosi riservata è sciolta solo nelle prime ore di domenica: fortunatamente le ferite non hanno leso organi interni.
La prima cosa che fa Davide quando si sveglia dall’anestesia è sorridere.

Solo quando sappiamo che è fuori pericolo ci rendiamo conto della la gravità dell’accaduto.
Prima eravamo tutti troppo impegnati a sperare, a trattenere il fiato.
È quando siamo sicuri che rimarrà con noi che riusciamo a comprendere che solo per qualche millimetro non ce l’hanno portato via. È quando tiriamo il fiato che ci accorgiamo che poteva diventare solo un altro nome ad allungare un macabro elenco insensato.

È allora che ci chiediamo il senso di tutto questo. Ci domandiamo com’è possibile che, mentre un ragazzo sceglie di fare il servizio civile, di studiare scienze politiche, di essere attivo in un centro sociale, un suo coetaneo si candida a diventare un assassino.
Com’è che uno arriva ad arruolarsi in un gruppo di delinquenti, a bersi idiozie condannate una volta per tutte dalla storia sessant’anni fa, a presentarsi ad una festa con il coltello in tasca. Ad annegare quel barlume di coscienza che forse ha nell’alcool, a galvanizzarsi, forse, con qualche altra sostanza. E ad usare quel coltello.
Niente da fare, non ce lo sappiamo spiegare. Abbiamo solo delle emozioni, delle impressioni, delle intuizioni a riguardo. Siamo spaventati dall’innalzamento del livello di violenza nella società, colpiti dal reiterarsi di atti di questo genere, schifati da questi conati e rigurgiti fascisti.
Siamo arrabbiati, furiosi, anche. Ma quell’odio continuiamo a non capirlo, a non potere provarlo.

Cosa vi hanno fatto i vostri genitori per ridurvi così? Cosa vi hanno fatto mancare? L’affetto, i giocattoli o quell’educazione severa di cui cianciate? Cosa vi hanno fatto gli ebrei, i negri, i froci, le zecche rosse che disprezzate? Che razza di bestia rabbiosa vi ha trasmesso quest’infezione?
Da quale putrida cloaca della storia avete riesumato tanta miseria morale, tanto orrore?
Da dove nasce tale incosciente determinazione, tanta sconfinata stupidità?

Dal desiderio di mettere in pratica quell’audace vigliaccheria che in tanti, da tante parti, minacciano. Da un senso di impunità, forse. O dall’assuefazione a tutta quella violenza, finta o vera, vista in TV.
Dalla considerazione che, in fondo, tante brave persone, in giacca e cravatta, ce l’hanno pure loro il busto del duce in casa. O viene dallo stadio, dalla sensazione di essere qualcuno solo quando si è in un branco di sciacalli, in un gregge si iene a sghignazzare, ad ululare contro un giocatore di colore. Oppure dalla volontà di entrare a far parte di un gruppo di canaglie fasciste, di quelle vere, organizzate, squadrate, inquadrate in squadracce.
“Vogliamo uno stato ordinato”, pare abbia detto una delle teste bacate ai carabinieri.
Forse è dalla paura del disordine, dal terrore di un mondo confuso che muta e sfugge alle vostre classificazioni che può nascere tanta violenza. O è solo il vuoto che c’è intorno che vi entra dentro e vi gonfia come palloni. Ma non è a persone come Davide che potete fare scontare la vostra vacuità, la vostra idiozia, il male della vostra banalità. È la vita che vi fa paura ed invidia. È la vita che spregiate, sfregiate con le vostre lame, perché siete morti viventi, vampiri che spillano il sangue di chi lavora, pensa, ama, produce. Di chi, a vent’anni, ha la voglia ed il coraggio di costruire qualcosa di bello, un pezzetto di futuro per sé e per gli altri. Un concerto per esempio.
Tornate alla miseria da cui venite, alla vostra razza pura, alla vostra amata morte, ma andate a incontrarla lontano da chi vuol vivere. Tenetevi il cuore nero, marcio, che rivendicate, e lasciate vivere i vivi che hanno un cuore rosso traboccante di sangue, passioni, desideri e amori.

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Un amico di Davide

Caro Davide,

abbiamo saputo di quanto accaduto dai tuoi amici, e anche dai giornali. Sappiamo anche che ora stai meglio, e questa è la cosa più importante.
Anche se non ci conosciamo, vogliamo esprimerti il nostro sollievo per il tuo stato di salute e gratitudine per quanto hai fatto al C.P.G. di Melzo… un gesto giusto, che purtroppo hai pagato a caro prezzo. Per avvalorare ciò, vorremmo poterti dire che chiunque avrebbe fatto la stessa cosa al tuo posto… ma non sarebbe vero. Per questo motivo il tuo intervento per porre fine alla becera arroganza di quei ragazzi è ancora più importante.
Perchè ha salvato la dignità delle persone presenti, che quel sabato partecipavano alla manifestazione musicale.
Perchè il tuo gesto ha colmato il vuoto lasciato spesso da società civile e istituzioni… anche se in quel momento magari non ci hai pensato, hai ribadito quel diritto fondamentale che vieta l’apologia di fascismo, sancito nella Costituzione italiana… e spesso dimenticato dallo Stato, dalle forze dell’ordine, e di riflesso dai suoi cittadini.
Cittadini come il giovane esaltato che ti ha aggredito.

Caro Davide, in attesa di averti nuovamente fra noi ti auguriamo una pronta guarigione.

un abbraccio, a presto

Linea 2

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