Novembre 2010 – A un anno e cinque mesi dalla sua uscita, “Amhardcore”, l’album d’esordio dei Linea 2, diventa ascoltabile e scaricabile gratuitamente al link [linea2.bandcamp.com/]. Il disco, autoprodotto dai Linea 2, è stato realizzato in collaborazione con Bonnot (Assalti Frontali).
Desideriamo ringraziare tutte le persone che hanno ascoltato il nostro CD, quelle che ci hanno supportato acquistandolo o recensendolo, e coloro che ci hanno dato la possibilità di suonarlo dal vivo, pubblico compreso. Il vostro sostegno ha fatto si che “Amhardcore” diventasse per noi un punto di partenza, e non solo di arrivo.
Copie del disco rimarranno disponibili ai banchetti dei nostri show, nel frattempo ce la metteremo tutta per farvi sentire presto del nuovo rap, targato Linea 2. Se non volete aspettare, continuate a seguirci dal vivo.
"Nel maggio 2009 i Linea 2 incontrano Ruggero "Ruggeman" Casamassima, guerriero della dancehall che porta più fuoco nelle jam della band grazie al cantato reggae e alle linee melodiche. La fotta e il talento sprigionati da Ruggero, sopra e sotto il palco, decretano il suo ingresso nella LN2. La leggenda continua."
"In june 2009 Linea 2 meets Ruggero "Ruggeman" Casamassima, dancehall warrior that brings more fire in LN2’s jams with reggae sung and melodic lines. The "fotta" and skills spread by Ruggero, on and down the stage, deserve him a place in Linea 2. The legend continues."
La polizia irrompe nello stabilimento occupato Blitz nella fabbrica degli irriducibili Da oltre un anno gli operai presidiano l’azienda dove un tempo si produceva la Lambretta
MILANO – Parlare di sorpresa è quel che si dice un eufemismo, perché le forze dell’ordine in assetto antisommossa inviate dal prefetto di Milano, nell’afa di una domenica 2 agosto, a sgomberare quel che resta di una fabbrica modello hanno davvero preso in contropiede tutti quanti: dai suoi 49 operai, che per difenderla la occupavano da oltre un anno, sino agli amministratori di Regione, Provincia e Comune che appena pochi giorni fa ragionavano su come salvarla. Eppure.
È successo domenica alla Innse di Lambrate, tra i tafferugli di una mattinata in cui si era arrivati quasi al blocco della vicina tangenziale e la tregua raggiunta solo nel pomeriggio, quando la prefettura ha accettato di riconvocare le parti per lunedì. In uno stato di tensione sintetizzato a modo suo dal lessico con cui l’ex ministro Paolo Ferrero, ora segretario del Prc-Se, si è affiancato agli operai: «Un’azienda smontata in nome di una speculazione. Per fortuna non tutti sono disposti a prendere mille euro al giorno per dare il c… a qualcuno». Colpi di fioretto, appunto.
La Innse dunque. Quella che una volta era Innocenti e produceva miti come la Lambretta e che ancora nel ’73 di operai ne aveva duemila, ma che anche dopo, attraversando scissioni varie, sapeva comunque costruire bazzecole tipo i serbatoi del razzo europeo Arianne. Sino alla crisi e alla beffa finale, quando un signore di nome Silvano Genta ottenne due anni fa di comprarla tutta quanta per 700mila euro con la promessa di rilanciarla: salvo invece licenziare tutti quelli che ci lavoravano per poi rottamarla a pezzi, un tornio dopo l’altro a suon di milioni: il che è l’oggetto dello scontro in corso tuttora.
È una storia che i lettori delle pagine economiche conoscono già bene da tempo ma che per tutti gli altri merita di essere riassunta con le parole di Bruno Casati, fino al mese scorso assessore al Lavoro della Provincia milanese appena passata al centrodestra: «Era il 2006, la Innse era in crisi da anni e per salvarla c’era una riunione dietro l’altra. Un giorno il prefetto Gian Valerio Lombardi chiama noi amministratori e i sindacati dicendo che c’è un imprenditore disposto a rilevarla. Andiamo tutti e troviamo questo signor Silvano Genta accompagnato con nostra sorpresa da Roberto Castelli, allora semplice parlamentare della Lega. Ci presentano un piano di rilancio, sembra credibile. Solo dopo, troppo tardi, abbiamo scoperto che Genta era un rottamaio»: intanto però è entrato in possesso di tutta la Innse, stabilimento e macchine comprese, più o meno al prezzo di un appartamento.
I telegrammi di licenziamento li spedisce il primo giugno del 2008: e gli operai occupano la fabbrica. Poi vengono a sapere che Genta sta vendendo le macchine: le prime sette per due milioni e mezzo o giù di lì. Ma gli operai continuano a difenderle giorno e notte, per un anno. Finché Genta ottiene dal tribunale di farle smontare con la forza: siamo al maggio scorso. I sindacati tuttavia convincono il prefetto a rinviare il blitz: in primo luogo perché sono ancora alla ricerca di una soluzione, ma soprattutto perché nel frattempo la società proprietaria del terreno su cui la Innse si trova – la Aedes – rivendica talmente tanti crediti da Genta che intende appunto chiedere ad altri giudici di sequestrargli quelle stesse macchine che lui vorrebbe vendere. Infine, proprio pochi giorni fa, il consiglio regionale lombardo approva all’unanimità una mozione per la riapertura di un tavolo.
All’improvviso il blitz: carabinieri e polizia a sgomberare gli operai occupanti e a proteggere l’entrata di altri, incaricati di smontare le macchine. «Non me lo aspettavo » dichiara a caldo anche il vicepresidente regionale Gianni Rossoni. Per tutto il giorno sindacati e politici locali si mettono alla ricerca del prefetto Lombardi, in cerca di spiegazioni: perché quel via libera improvviso? Niente da fare, il prefetto non si trova. Si trova però, nel tardo pomeriggio, una notizia: e cioè che giusto per lunedì è prevista, sarà un caso, la decisione del tribunale sulla famosa richiesta di pignoramento formulata dalla Aedes e che impedirebbe la vendita. Solo a quel punto dagli uffici della prefettura arriva il contrordine: sospendere tutto. Stamattina nuova convocazione delle parti, in attesa di sviluppi.
Mercoledì 1 luglio, mentre era in corso il primo giorno di sciopero del biglietto alla stazione di Rho, a Monza veniva sgomberata con una dura azione di forza la FOA Boccaccio che, cinque giorni prima, aveva occupato l’ex cinema Apollo. Anche a Monza, come a Rho, una realtà autorganizzata ha cercato dunque di sottrarre al degrado un’area dismessa riconsegnandola alla collettività. L’intento degli occupanti era infatti quello di riportare in vita attraverso l’autogestione un ex cinema che versava in stato di incuria e abbandono, strappandolo agli interessi privati degli speculatori di turno per riconvertirlo dal basso ad un “uso sociale”, trasformandolo dunque in un bene comune, uno spazio pubblico fruibile da tutti. Per questa identità di idee e pratiche abbiamo supportato materialmente con la nostra presenza l’occupazione del cinema Apollo di Monza. Il 1 luglio questa nuova esperienza di “riqualificazione dal basso”, vera e propria risorsa per una città trasformata in dormitorio da una giunta ignorante, razzista e insensibile ai bisogni che esprime il territorio che governa, è stata sgomberata con una violenta azione di polizia, nella quale sono rimasti feriti due compagni e molti altri hanno assaggiato i manganelli della Celere. Una gestione della piazza scellerata e irresponsabile, una violenza ingiustificata e chiaramente spropositata rispetto alla resistenza determinata ma pacifica degli occupanti, culminata in momenti di acuta tensione persino davanti al Municipio dove… [ leggi tutto il comunicato di solidarietà al Boccaccio e di adesione al corteo… ]
Leggi il comunicato sull’occupazione del cinema Apollo Leggi il comunicato sullo sgombero Guarda la galleria fotografica
sabato 28 febbraio, bergamo.
la polizia fa sfilare e protegge i fascisti di forza nuova e compie rastrellamenti e pestaggi nei confronti dei manifestanti antifascisti.